Allontaniamo l’immagine inquietante evocata dal nome di questo legume.
Il Fagiolo dente di morto è un gioiello di antichissime origini e meglio di tanti altri prodotti può raccontare la storia del nostro territorio.
Specialità di Acerra, per molti anni la sua coltivazione è stata un pilastro dell’agricoltura del territorio, almeno fino alla drastica riduzione degli ultimi anni, dovuta al cambiamento delle abitudini alimentari, nonché alla concorrenza di prodotti importati.
Perché si chiama così?
L’appellativo poco invitante è dovuto al suo aspetto: forma oblunga e colore bianco opaco ricordano effettivamente il dente di un morto, ma - a dispetto di tutto - quello che ci troviamo davanti è un gioiello che all’interno di quella sottilissima buccia racchiude il dna del suo territorio.
La sua polpa, pastosa e dal gusto particolarmente intenso lo rende un jolly dei piatti della tradizione gastronomica partenopea, evocando istantaneamente l’idea di cucina di una volta.
Per questo motivo è fondamentale restituire a questo prodotto della nostra terra - diventato Presidio Slow Food - l’importanza e il valore che merita.
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